Influenze artistiche - Marc Chagall
- edizioniarteepoesi
- 11 mag 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 ago
Marc Chagall nasce il 7 luglio 1887 a Vitebsk, in quella che attualmente è la Bielorussia. Il giorno della sua nascita il paese dove si trovava venne incendiato dai cosacchi.
Il pittore in merito a questo brutto avvenimento legato alla sua venuta al mondo dirà le seguenti parole:
<<Io sono nato morto>>.

Negli anni della giovinezza è inoltre stato costretto a subire le politiche discriminatorie dello zar nei confronti degli ebrei russi; anche se in seguito prenderà parte alla rivoluzione russa e riceverà perfino un ruolo importante come Commissario dell'arte nella regione di Vitebsk. Ruolo che perderà in breve tempo poiché tra i suoi soggetti artistici non figuravano i sontuosi ritratti dei volti di Marx, Engels, Lenin, o di altri ideologhi del comunismo, come invece si aspettava il Ministro sovietico della cultura Lunačarskij che gli aveva procurato l'incarico. Chagall aveva uno stile unico, da molti è stato assimiliato alla corrente del primitivismo tipica della sua madrepatria, e in particolar modo fu definito come neoprimitivista, a voler sottolineare gli elementi di novità dei quali era apportatore. Nella fase iniziale della sua carriera risultava influenzato dal cubismo (che in seguito ripudiò) e dalla scuola parigina; nello specifico rimase profondamente colpito dal fauvismo di pittori come il primo Matisse, da Amedeo Modigliani, da Gaguin, Cézanne, e altri, tra cui Van Gogh, e non fu per caso che si trasferì a Parigi. «Ho portato dalla Russia i miei oggetti, Parigi vi ha versato sopra la sua luce». (Marc Chagall) Ciò che mi ha sempre affascinato di questo artista è non soltanto il fatto che non fosse interessato alla mera rappresentazione della realtà, ma soprattutto che ne avversava il lato razionale nell'accezione meccanica del termine, di cui in maniera erronea, ne facciamo uso noi occidentali. In maniera erronea, poiché la realtà, compresa nei canoni con cui noi la definiamo quando ci riferiamo esclusivamente alla materia, è evidente di per sé che non possa che rappresentare esclusivamente una minima parte dell'Essere. La sua pittura cercava di ritrarre l'invisibile, l'aspetto mistico dell'esistenza, e per conseguire il suo scopo si concentrava prevalentemente sulla raffigurazione di elementi estrapolati da narrazioni bibliche, e di alcune ambientazioni tipiche della tradizione russa. Si definiva attratto <<dal lato invisibile, quello della forma e dello spirito, senza il quale la verità esterna non è completa» (Marc Chagall) Rappresentava spesso amanti in situazioni fiabesche e animali antropomorfizzati. La sua era una pittura che affondava le radici nella dimensione onirica; ed è infatti possibile comprenderla solo alla condizione di rifarsi alla viva ermeneutica del simbolismo da lui utilizzato. Era vocato al sacro e alla spiritualità, e in accordo con il suo essere pescava a piene mani dal linguaggio inconscio. L'elemento religioso, che ne fosse consapevole o meno, ne era quasi una diretta conseguenza. È il linguaggio universale dei sogni ereditato filogeneticamente da ogni uomo che sta alla base del simbolismo della trascendenza mistica, così come lo è del mito; a prescindere dalla religiosità o dalle credenze di chi riceve il messaggio, in una qualche misura, non si può non averne una certa comprensione, anche se essa stessa potrebbe risultarne oscurata. Chagall ha avuto una vita dura, affrontando sia la prima che la seconda guerra mondiale, ma riuscì sempre a cavarsela al meglio e ad ottenere un grande successo, sia come pittore su tela che in altre forme di arte come la pittura di vetrate, sculture, affreschi, mosaici, ecc.ecc. Una vita lunga, avventurosa, felice e sotto il segno della creatività che lo accompagnerà fino alla veneranda età di 97 anni. Cercherà sempre di infondere ottimismo e amore per la vita con le sue opere, permeate da una visione fiabesca e magica del mondo. <<Le stelle erano i miei migliori amici. L'aria era piena di leggende e fantasmi, pieni di creature mitiche e fiabesche, che improvvisamente volarono via sul tetto, così che uno era tutt'uno con il firmamento.>> (Marc Chagall) Questi ultimi elementi appena citati non sono certo ciò che io ho ripreso da lui, poiché per questioni interne sono più attratto dall'utilizzo dell'arte come mezzo atto a disvelare ciò che Freud definiva "Il perturbante", e al tempo stesso a condurmi sul sentiero della sublimazione, che in mancanza di possibilità di neutralizzazione – ricalcando la terminologia di Hartmann – dei complessi di pulsioni oscure e di conflitti interiori immanenti ad esse, risulta essere l'unica strada per me percorribile. Lo stile di Chagall al quale sento di potermi lontanamente accostare è quello della parte terminale della sua carriera. A partire dal 1950, l'artista russo risultava sempre più influenzato dalle tendenze del tachisme (macchia), dove i contorni delle figure si facevano sempre più labili trasportando l'osservatore nella loro essenza simbolica. E questo grazie al dominio delle "macchie" di colore su di esse, in grado così di condurre l'opera all'interno di una dimensione materica in cui tutti gli elementi si fondevano nel medesimo. (In foto: Marc Chagall - "The Circus" - 49.4×61.8 cm - 1964)



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