F.Nietzsche, La Gaia Scienza (1887), libro 1, aforisma 23, Piccola biblioteca Adelphi, 1977
- edizioniarteepoesi
- 24 ago
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«(...) quando «decadono i costumi» emergono innanzitutto quelle persone che son dette tiranni: sono i precursori e per così dire le precoci primizie degli individui. Ancora un momento e questo frutto dei frutti penderà maturo e giallo dall’albero di un popolo – e soltanto per amore di questi frutti ci fu quell’albero! Quando la decadenza è pervenuta al suo apogeo e così pure la lotta di tiranni d’ogni genere, allora viene sempre il Cesare, il tiranno risolutivo, che mette fine alla stanchezza della lotta per l’egemonia, sfruttando ai suoi fini quell’esaurimento di forze. Quando giunge il suo momento, in genere l’individuo è più che maturo e conseguentemente la «cultura» è quanto mai elevata e feconda; ma non a causa del tiranno e non già per suo mezzo: quantunque i più eccelsi uomini di cultura amino adulare il loro Cesare, spacciandosi per opera sua. La verità è però che essi necessitano di tranquillità esterna, giacché hanno dentro di loro inquietudine e travaglio. In tempi come questi sono grandissimi la corruttibilità e il tradimento: infatti l’amore per l’ego appena scoperto è ora molto più potente dell’amore per la vecchia logora «patria» cantata in tutte le solfe: il bisogno, poi, di mettersi in qualche modo al sicuro contro i terribili vacillamenti della fortuna fa dischiudere anche nobili mani, non appena un uomo potente e ricco si mostra pronto a versare in esse dell’oro. C’è ora un avvenire così poco sicuro: ed ecco che si vive per l’oggi: uno stato d’animo, questo, in cui hanno facile giuoco tutti i seduttori – ci si lascia cioè sedurre e corrompere se non altro «per l’oggi», riservandosi il futuro e la virtù! Gli individui, questi veri in sé e per sé, si preoccupano, com’è noto, dell’attimo più di quanto non facciano i loro contrapposti, gli uomini del gregge, dal momento che ritengono di non poter contare su se stessi né sul futuro: e similmente si associano ben volentieri ai violenti, poiché si permettono azioni ed espedienti che non potrebbero contare né sulla comprensione né sulla buona grazia del popolo – ma il tiranno o il Cesare comprende il diritto dell’individuo anche nel suo abuso e ha interesse a dar la parola ad una più ardimentosa morale privata, e anche a tenderle la mano. Infatti egli pensa e vuole che si pensi di sé quel che una volta Napoleone ebbe ad esprimere nella sua tipica maniera: «Io ho il diritto di rispondere a tutto ciò di cui mi si accusa, con un eterno: “Così son io". Io me no sto in disparte da tutti, io non accetto condizioni da chicchessia. Esigo che ci si sottometta anche ai miei capricci e che si trovi del tutto normale se mi abbandono a questa o a quella distrazione». Così disse a sua moglie una volta che ella ebbe motivo di mettere in dubbio la fedeltà maritale del consorte. – I tempi della corruzione sono quelli in cui le mele cadono dall’albero: alludo agli individui, a coloro che portano le sementi dell’avvenire, a coloro che promuovono la colonizzazione dello spirito e il rinnovamento dei consorzi statali e sociali. Corruzione è una parola di vituperio solo per gli autunni di un popolo. (...)»
[F.Nietzsche, La Gaia Scienza (1887), libro 1, aforisma 23, Piccola biblioteca Adelphi, 1977]




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