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"Discorsi ai maestri di Trieste" / Giovanni Gentile. - Firenze : G. C. Sansoni, 1975 – P.21, 23, 31

(...)<<Prima di tutto, badate, non gioverebbe distinguere tra scienza e cultura, o tra istruzione ed educazione, pensando che la scuola non è nazionale pel contenuto di

sapere scientifico che essa deve accogliere in sè, ma nazionale dev'essere in quanto della scienza fa una cultura, uno strumento formativo di coscienze, e insomma un mezzo di educazione dell'uomo e del cittadino, e movendo dal concetto che la scienza s'integra con una forma d'azione diretta sul carattere e

sulla volontà delle nuove generazioni, allevate nel seno di ciascuno Stato giusta le tradizioni e i fini di questo. (...)

(...) E così possiamo staccarci non solo dalla terra, ma dalla lingua, dal costume, dalla

religione; possiamo essere divisi, dentro la nostra stessa terra, da particolari tradizioni storiche, e dialetti, e anche lingue, e religioni, e interessi vari: e pure rispondere con

uno stesso sentimento, una stessa anima al suono dello stesso nome, ai colori della stessa bandiera, al cenno delle stesse speranze o degli stessi timori: sentirci un popolo, una nazione. Non è quello che mettiamo dentro

al nostro concetto della nazione che dà realtà e consistenza a questo concetto; ma è quell'atto di energia spirituale con cui raccogliamo un certo elemento o un certo numero di elementi nella coscienza della personalità collettiva, a cui sentiamo di appartenere. La nazionalità non consiste nel suo contenuto, che può variare; bensì nella forma che un certo contenuto della coscienza umana assume quando si ritenga costitutivo del carattere di un popolo. (...)

(...) La scienza oggi non si concepisce più pura materia indifferente dell'intelletto, ma interesse che investe tutta la persona, celebrazione della stessa persona, e con questa perciò percorrente il ritmo eterno d'uno svolgimento infinito. La scienza non è più pura contemplazione, ma coscienza che l'uomo acquista di se stesso, e per mezzo della quale attua la propria umanità. La scienza, pertanto, non è più adornamento, o suppellettile dello spirito estraneo al proprio contenuto: è cultura, formazione della mente. Sicchè, quando ancora è così astratta che par non tocchi la persona, e non la trasformi, e non la formi, è segno che essa ancora non è la vera scienza.

E però io concludo: l'uomo che distingue la sua persona dal suo sapere, non conosce la natura del sapere. Il maestro moderno non conosce sapere che non sia atto di una personalità, nè conosce personalità che possa sequestrarsi dalle sue idee, dal suo modo di pensare, di sentire, dal mondo che è la sua vita! E poichè chi dice personalità concreta, dice nazionalità, riepilogando credo di poter asserire, che nè la scuola, nè la scienza conoscono sapere che non sia sapere nazionale.>> (...)


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